Il piacere onesto e la buona salute. De honesta voluptate et valetudine.

Culinaria - Letteratura - Italia


Il piacere onesto e la buona salute. De honesta voluptate et valetudine. Il titolo completo sarebbe "De natura rerum or de obsoniis or de honesta volupate, et de tuenda valetudine" come suggerisce una nota biografica sovrascritta nel 1841 sulla copia originale conservata al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Essendo stato pubblicato nel 1480, si tratta di un vero incunabolo, che adopera tipi ed impostazione grafica antichi. Splendidi alcuni fogli compilati da un esperto amanuense con caratteri ed abbreviazioni medioevali usando inchiostro nero e rosso, che sono stati inseriti come risguardi. "De honesta voluptate" è diviso in dieci libri: i primi cinque descrivono la natura degli alimenti, gli altri sono un ricettario. Merita un’attenta osservazione l’ampio indice dei "capitula": gli argomenti sono infiniti e nel primo libro spaziano dai suggerimenti per la scelta di un giusto luogo per abitare ai consigli "de exercitatione corporis", "de cena", "de ioco et ludo", per proseguire con "de somno" e con "de exercitatione post somnu". Dopo la preparazione della mensa e la scelta del cuoco, si passa alle proposte su quello che è conveniente mangiar per primo. Nel secondo capitolo in particolare si parte dalla descrizione approfondita della frutta (mele, pere, mele cotogne, ciliegie) per continuare con altri prodotti naturali come il burro, l’olio, l’aceto, il miele ed il latte. Nel terzo capitolo sono magistralmente descritte le droghe usate in cucina: le pagine che alleghiamo, che parlano dei "pistacia", degli "aromata", delle radici del cinnamomo e del ginger, del croco e della noce moscata, della menta e della ruta, ci fanno capire che Bartolomeo Sacchi gode di una perfetta conoscenza della materia dal punto di vista storico e medico, proponendo usi tradizionali e preziosi consigli alimentari. E’ vero che le notizie di genere gastronomico sono attinte dal precedente libro di cucina del Mastro Martino da Como (De arte coquinaria), ma questo non sminuisce la precisione e la modernità del suo lavoro. Il quarto capitolo è soprattutto dedicato alla "conditura" di vario tipo; il quinto alla descrizione ed alla preparazione della selvaggina e degli animali domestici, passando dai pavoni alle tortore, dalle galline ai colombi ed alle pernici. Dal sesto al decimo si passa alle ricette vere e proprie dalla pasticceria alla preparazione, per usare un termine attuale, di manicaretti prelibati. Quest’opera non ha più i caratteri di un documento medioevale ma è permeata da un’aria di risveglio umanistico e di modernità linguistica.


Alcune immagini del libro