La Medicina popolare: le origini
La medicina popolare considera il corpo e la psiche ed il comportamento dell’individuo un insieme indivisibile; infatti la parola farmaco indicava un rimedio sia per il corpo sia per l’anima. I farmaci erano anche gli scongiuri, gli incantesimi e anche la musica e la poesia erano intesi come farmaci per l’anima. La malattia è vista come qualcosa di estraneo all’uomo quindi l’uomo non può controllarla ma soltanto eliminarla, ad esempio i batteri e i virus sono visti ora come causa della malattia, ma per la medicina popolare erano la malattia stessa. Tutte le teorie della pratica medica popolare sono basate sull’esperienza, i rimedi preparati con le piante medicinali sono conosciuti fin dalla Preistoria e generalmente era la donna ad occuparsi della loro preparazione.
Infatti mentre la donna si preoccupava del sostentamento della comunità attraverso la raccolta delle radici delle piante spontanee e dei frutti, l’uomo si dedicava alla caccia e alla pesca. In questo modo la donna acquisì un vasto patrimonio di conoscenze che si tramandarono di madre in figlia, e di questo ciò che ancora resta è custodito dalle singole comunità e confluisce anche nell’attuale pratica erboristica.
Nella cura delle malattie si interveniva prima con rimedi riconosciuti a livello familiare, quando questi risultavano inefficaci si ricorreva a figure “specializzate” cioè alle cosiddette streghe guaritrici, maghi e stregoni ovvero coloro che guarivano anche attraverso particolari rituali, incantesimi e preghiere. I veri guaritori avevano speciali caratteristiche, cioè erano nati settimini o madri di gemelli oppure provenienti da famiglie tradizionalmente legate alla magia e alla capacità di curare. La presenza di queste figure è riscontrabile ancora oggi in alcune comunità rurali. La medicina popolare sopravvive all’affermazione della medicina ufficiale avvenuta all’inizio del Duecento e l’uso delle erbe medicinali continua per molti secoli.