Il vetro, materiale facilmente modellabile, si è sempre prestato per realizzare le dotazioni della farmacia, compresi numerosi strumenti per il laboratorio



La sinuosità e la luminosità dei reperti in questa stanza deriva dal materiale di cui sono fatti.

Il vetro soffiato, così modellabile e lucente, si è sempre prestato per realizzare le dotazioni della farmacia, compresi numerosi strumenti per il laboratorio.

In questa stanza si trovano oggetti come storte e fiale, utensili per la distillazione, ma anche esemplari singolari che sono lontani dalla strumentazione prettamente farmaceutica: un pappagallo, una raccolta di tiralatte, una collezione di coppette e strumenti per praticare incisioni per i salassi.

Inoltre si può osservare una collezione di rare farmacie da viaggio, che venivano usate da medici e speziali per trasportare i preziosi medicamenti.



Con la tecnica del vetro soffiato, dopo il II secolo a.C., iniziò la produzione di oggetti di forme diverse, a seconda dell'uso e del gusto degli artigiani. Fino ad allora il vetro veniva rozzamente sagomato come le pietre dure. Le materie prime tipiche del luogo hanno da sempre condizionato la composizione del vetro.

La sabbia di quarzo ne era la base (fino al 75%), mentre il sale alcalino (25%), che rendeva la sabbia fusibile ad una certa temperatura, era formato dalle ceneri di alcune piante quali felce, salicornia, faggio e salsola kali. Con l'aggiunta di calce e gesso in Boemia si produsse il "cristallo", mentre nei paesi anglosassoni prima la potassa e poi il piombo, donarono lucentezza al composto.

Verso il 1500 gli artigiani di Venezia migliorarono il cristallo con l'aggiunta di manganese. Questi già da secoli formavano una corporazione allo scopo di proteggere i segreti di produzione. Altro importante centro vetrario era Altare, da dove gli artigiani partivano per raggiungere tutta l'Europa; fu qui che, alla fine del XIX secolo, si sviluppò la produzione della vetreria farmaceutica.

Leonardo da Vinci e le erbe
Leonardo si diceva "nemico degli alchimisti, necromanti e altri semplici ingegni" e combatteva i rimedi "fatti di specie d'alchimia", ma ne riconosceva l'utilità per frazionare gli estratti di erbe "ufficio che fatto esser non può da essa natura". Conosceva e sperimentava molte erbe tra le quali la curcuma, l'aloe, le galle, lo zafferano, il ghighero, i fiori di papavero, i fiordalisi, le ginestre, la celidonia, l'olio di semenza di senape, olio di lino, l'ambra e la trementina.

"A ffare odore: Tò buona acqua rosa e mòllatene le mani; di poi togli del fiore di spigo e fregatelo fra l'una mano e l'altra, ed è buono ".
[Codice Atlantico, foglio 807r, vol. III]

"A rompere la pietra in nella viscica Piglia scorza d'avellano Ossa di datteri e sassifragia, semenza d'ortica, tanto dell'un quanto dell'altro. E di tutte fa polvere sottile, e questo usa in vivanda a uso di spezie. O voi la mattina a uso di siloppo con vino bianco, tiepido. Ancora: sparagi o livertige o cocitura di ceci rossi".
[Codice Atlantico, 729v, vol. III]

"Il fumo detto alloppiativo. Tolli seme di loglio. Riparo: odor'acqua vite in bambagia, olio di dente cavallino, di labbro. Seme e radice di mappello, e secca ogni cosa e fa polvere e 'ncorpora con canfora, ed è fatto".
[Codice Atlantico, foglio 950r, vol. III]

"Sciroppo composto di stechade: R[ecipe] Aquarum florum sambucj, endivie, capilven[ere] an. Libr. J, misca. R[ecipe] sy (o 5y) de stichados 3jjj et clarificetur".
[Codice Atlantico, foglio 1046, vol. III]

"A ffare profumo: Togli acque arzente e mettivi di qualunche odore tu vuoi. Ella lo riserba e tiello in sé".
[Codice Atlantico, 195v, vol. I, pag. 267]

Scirpus lacustris L. foglio12427r, Codice Windsor
Alambicchi 1113r, Codice Atlantico
Quercius Robur
Rubus fruticosus L. foglio12425r, Codice Windsor
Viburnum Opulus, foglio12421r, Codice Windsor
Alambicchi 1114a-r, Codice Atlantico
Caltha palustris e Anemone nemorosa, foglio12423r, Codice Windsor