Qui è ricostruito un ambiente di lavorazione delle erbe del '600



Il visitatore viene catapultato indietro nel tempo. Nel '600, all’interno del laboratorio dello speziale, si immagina i protagonisti di questo luogo prendere vita: i raccoglitori di erbe, il pestatore, lo speziale, il medico, gli ammalati e l’addetto all’estrazione della quinta essenza.

L’arredamento è caratterizzato da strumenti ad hoc quali alambicchi, distillatori e forni, oltre alle erbe raccolte in loco e alle spezie di importazione.

In una nicchia nascosta si possono notare le res pretiosae, cioè i prodotti più costosi e di difficile reperibilità.

In alto, sopra il forno statico, un coccodrillo imbalsamato rappresenta la fertilità vegetale, simbolo di buon auspicio per il lavoro dello speziale e emblema di viaggi compiuti in terre lontane per reperire gli ingredienti più preziosi.



Ai primordi dell'esistenza dell'uomo le erbe curative venivano ingerite direttamente oppure preparate in forme estremamente semplici che prevedevano tutt'al più lo schiacciamento o la macerazione in acqua, latte, vino, aceto, grassi vegetali ed animali. L'uso del fuoco e di utensili di metallo, costituì un'ulteriore tappa evolutiva per il miglioramento dei processi di estrazione.

La scoperta della distillazione alcolica, intorno al X sec. d.C., dette la possibilità di trasformare le erbe in derivati sempre più complessi ed evoluti. La ricerca di "farmaci eccellenti" ha costituto comunque una continua preoccupazione che ha portato nel corso dei secoli ad affiancare all'uso delle erbe molti altri preparati di origine minerale ed animale, non esclusi gli escrementi.

preparati spagirici sono un classico esempio di questo variegato mondo terapeutico. Lo sviluppo dell'alchimia, con la creazione di laboratori opportunamente attrezzati, portò a riprendere e a migliorare buona parte delle tecniche estrattive, anche se le finalità di questa scienza rimasero spesso molto differenti, come nel caso della esasperata ricerca della pietra filosofale.